Confcommercio Roma ha recentemente condotto una ricerca, commissionata a Format Research, che ha rivelato che quasi l’80% delle imprese nella Capitale lamenta ostacoli che stanno frenando la loro transizione verso il digitale.
Abbiamo avuto l’opportunità di discutere di questa situazione con Camillo Ricci, presidente di Federservizi e vicepresidente di Confcommercio.
Presidente Ricci, come valuta la situazione di Roma in termini di transizione digitale?
Vediamo luci e ombre. Da un lato, registriamo un fatturato di circa 13 miliardi di euro nelle imprese ICT e quasi 100.000 dipendenti. Si tratta di un solido tessuto imprenditoriale a Roma e provincia, con presenza di grandi aziende, istituzioni centrali, 14 istituti universitari e un nutrito gruppo di PMI che hanno investito nell’innovazione.
La città ospita anche un cluster di compagnie operanti nei settori assicurativo, finanziario, sicurezza informatica, servizi alle imprese, aerospaziale e farmaceutico. Non da ultimo, le multinazionali contribuiscono all’ecosistema dell’innovazione. E non dimentichiamo l’ampia rete di start-up: a Roma vediamo nascere ben 1.700 nuovi progetti di innovazione e ricerca.
Quali sono le principali sfide che Roma deve affrontare per una transizione digitale efficace?
Tuttavia, la realtà ci dice che la transizione digitale non procede come dovrebbe. Il primo ostacolo è senza dubbio rappresentato dalla pubblica amministrazione.
Possiamo adottare tutte le innovazioni digitali possibili, ma se l’amministrazione è ancora ancorata a metodi tradizionali come penna e calamaio, non andremo lontano.
Quindi, ritiene che la pubblica amministrazione sia il principale ostacolo?
Non ci sono dubbi che sia la principale causa. La Pubblica Amministrazione deve elaborare un piano di sviluppo strategico e non può permettersi di rimanere immobile.
Anche le aziende che hanno investito nel digitale, e sono una buona percentuale, condividono le preoccupazioni: il 49% di esse lamenta difficoltà nei rapporti con la burocrazia. È un dato significativo.
A ciò si aggiunge la sfida di trovare consulenti o personale specializzato in questo settore. Personalmente, riscontro enormi difficoltà nell’assumere programmatori. Sono pochi e quelli che ci sono vengono spesso ingaggiati dalle grandi aziende.Va considerata anche una riflessione sulla formazione universitaria e sul rapporto con il mercato.
Come si può invertire questa tendenza?
Auspico che la considerevole somma di denaro prevista dal PNRR venga impiegata saggiamente e con celerità, altrimenti non c’è speranza. Non è un caso che ben due terzi degli imprenditori intervistati ritengono che Roma non sia un ambiente propizio per gli investimenti digitali.
Inoltre, la città non è ancora completamente coperta dalla banda larga, a differenza di altre grandi città italiane. Senza dimenticare i persistenti problemi della Capitale, come quelli legati ai rifiuti, ai trasporti e al traffico. Se a tutto questo si aggiunge la lentezza nella transizione digitale, il rischio di compromettere il tessuto imprenditoriale è elevato.
Ma i finanziamenti del PNRR rappresentano un’opportunità che Roma e la sua economia non possono permettersi di perdere.