Benvenuto, Michele Ghibellini. Come presidente del Gruppo Giovani di Confimi Industria, vorrei chiederti di condividere con noi alcune informazioni interessanti sulla nascita del gruppo. Come è nato il Gruppo Giovani di Confimi Industria e qual è il suo scopo principale?
La nascita del Gruppo Giovani Confimi Industria è una grande soddisfazione perché permette alla nostra generazione di poter efficacemente inserirsi nel contesto associativo in un momento dove la pianificazione strategica a medio-lungo termine è finalmente tornata ad essere centrale nelle agende politiche. Per un’associazione datoriale, dotarsi di un direttivo di giovani imprenditori vuol dire avere a cuore quelle prospettive di sviluppo e crescita che solo attraverso la fiducia verso una nuova classe dirigente possono trovare una reale applicazione.
Il nostro Gruppo Giovani è un team di lavoro fatto da imprenditrici e imprenditori under40 che provengono da diverse parti d’Italia e che operano in settori produttivi differenti tra loro. Questa è una enorme ricchezza di confronto e ci permette di valorizzare non solo le esperienze personali ma anche quelle delle specificità delle province da cui arriviamo.
Stiamo concentrando la nostra attività nel rafforzare i gruppi giovani a livello locale, nel parlare di passaggio generazionale in ottica di trasferimento delle conoscenze e della prossima trasformazione organizzativa delle aziende stesse, nello sviluppare un rapporto integrato tra imprese, famiglie e mondo della formazione per affrontare l’annoso divario tra offerta e domanda di maestranze.
Il 20% dei giovani imprenditori è di prima generazione e ha scelto di intraprendere questa carriera per passione. Ciò dimostra che molti giovani vedono l’imprenditoria come un’opportunità per realizzare i propri sogni e perseguire le proprie passioni. Come valuti l’importanza della passione nel determinare il successo imprenditoriale?
La passione è il cuore dell’imprenditorialità. Anima l’imprenditore e lo motiva nel corso dell’attività.
È la passione che ci porta a inventare e a ricercare opportunità di mercato, a fondare e combinare le giuste risorse (finanziarie, umane e sociali) per creare una nuova impresa o e sostenere la crescita della propria.
Se penso al mio caso specifico, la passione che mi ha mosso in primis è stata quella legata all’attività da svolgere e solo successivamente ho sviluppato la passione per il settore in cui opero, quello cartario.
Credo però sia necessario approfondire quelli che siano i motivi scatenanti di alcune scelte individuali di un imprenditore, perché rispecchieranno i valori aziendali.
Abbiamo concluso da poco un’indagine riguardante il passaggio e la convivenza generazionale, sa quali sono i principali fattori di realizzazione di chi si appresta ad essere o è da poco diventato la nuova generazione dell’impresa di famiglia? Competenza, integrità, onestà ed impegno. Tutti possibilmente impiegati non solo per generare profitto quanto per un benessere collettivo.
La carenza di personale qualificato nel settore manifatturiero rappresenta una sfida costante. Quali iniziative il Gruppo Giovani di Confimi Industria intende adottare per creare un collegamento sinergico tra le imprese, le famiglie e le istituzioni formative, al fine di affrontare questa sfida e garantire una forza lavoro adeguata alle esigenze del settore?
La carenza è proprio nel numero di persone. Alla qualifica, ci abbiamo pensato e ci penseremo sempre noi imprese. Il vero nodo è avere delle persone da portare a bordo.
Ogni generazione porta con sé nuovi ideali, paradigmi e controversie e spesso si pone in rottura con quella precedente. La GenZ, in questo, non differisce dalle altre e dunque non va assolutamente giudicata o, peggio, ridicolizzata. Quello che spesso vedo mancare è la capacità di sapersi parlare e comunicare.
Quante persone sanno cosa ci sia dietro a una manifattura, ad un commercio o persino dietro ad uno youtuber o influencer? Ecco, porsi questa domanda già potrebbe cambiare il paradigma. Dietro ci sono spesso le nostre PMI, con i pregi ed i difetti tipici di ambienti medio-piccoli e famigliari.
Per questo il nostro gruppo giovani si vuole occupare di passaggio di conoscenze e competenze partendo prima di tutto da una seria conoscenza di cosa il proprio territorio offra. Collaboriamo con diverse realtà proprio per quest’obiettivo: unire la consapevolezza di sé a quella del territorio e della professione.
Come il Gruppo Giovani di Confimi Industria promuove ed incoraggia la collaborazione e la partecipazione attiva tra i giovani imprenditori? In particolare, in che modo l’iniziativa #confimiXgiovani facilita il dialogo tra coloro che potrebbero avere punti di vista differenti all’interno del gruppo?
Le condivido un altro nostro dato: circa il 50% degli under40 del manifatturiero fa vita associativa sul territorio da almeno 5 anni e, se la partecipazione inizialmente derivava dal seguire le orme di chi li precedeva in azienda oggi i giovani imprenditori dichiarano di far parte della Confederazione e delle sue espressioni territoriali perché crede nel fare rete con le altre realtà del territorio nelle quali vedono dei colleghi e non dei competitor.
Questo mi sembra un bellissimo messaggio di speranza. I Millennial sembrano capaci di superare il paradosso del “piccolo è bello se rimane piccolo”. Sono la prima generazione che ha studiato all’estero come regola e non come eccezione, sono entrati in azienda in un contesto storico di sole avversità; eppure, ha scelto di fare impresa in Italia e di farlo con gli occhi e le orecchie aperti al confronto.
Noi operiamo il cambiamento in termini di rappresentanza. Stiamo cercando, soprattutto attraverso proposte di legge, di mostrare quanto l’Italia possa ritenersi ancora un paese per giovani e fare in modo di attrarre competenze e talenti anche dall’estero.
Di qui le nostre proposte su aziende con CDA a maggioranza under40 o con quote di sostanza per accedere a importanti defiscalizzazioni e incentivi, un supporto all’autoimprenditorialità e al consolidamento delle aziende e delle start up che troppo spesso naufragano nelle persistenti difficoltà imprenditoriali odierne.
La formazione continua è un elemento chiave per gli imprenditori di successo. Come intendi incoraggiare e supportare i giovani imprenditori nel loro percorso di apprendimento e sviluppo professionale?
I cosiddetti corpi intermedi, come Confimi Industria, giocano un ruolo fondamentale nella formazione professionale di chi si avvicina al mondo dell’impresa: funzionano da moltiplicatori. Di conoscenze, di relazioni, di mercati. Sono propulsione di opportunità. Si tratta di veri e propri HUB di incontro tra chi fa impresa e i professionisti ad essa correlati. Nascono delle importanti contaminazioni.
Come fare? Alcune idee sono nate grazie alla promozione di programmi di formazione incentrati sulla pratica per acquisire le competenze necessarie per avviare e gestire un’impresa. Programmi basati su esperienze di laboratorio, simulazioni di business e casi studio, al fine di fornire ai giovani imprenditori le competenze necessarie per avviare e gestire un’impresa.
Avere una formazione specifica in materia economica, di bilanci aziendali, di marketing, di gestione del personale, di sicurezza sul lavoro è sicuramente un supporto che si può offrire ai giovani affinché acquisiscano una maggiore consapevolezza del mercato e valutino quale approccio adoperare per intraprendere questo mestiere.
Qual è la tua visione per il futuro del Gruppo Giovani di Confimi Industria e come credi che contribuirà al successo dell’impresa privata italiana?
Mi piacerebbe un cambio di paradigma nel mondo associativo. Credo che gli under40 di questo sistema possano da una parte incidere sulle linee programmatiche di medio lungo periodo e dall’altra essere sul territorio il motore per riprodurre azione di respiro ed emanazione nazionale. Confimi Industria, e in generale le associazioni di categoria, sono contenitori da cui attingere per strutturare politiche di reale utilità e sviluppo del paese.
Vorrei invitare chi si occupa di politica, di comunicazione, di scuola a frequentare con più assiduità la vita in fabbrica per conoscere il territorio, per comprendere gli strumenti di welfare da incrementare, per sviluppare adeguate infrastrutture e discutere realmente di mobilità, per toccare con mano le professionalità di cui si ha bisogno
Io vivo la fabbrica da 15 anni e l’ho vista trasformarsi tantissimo.
Ma anche dove c’è il movimento, quello che manca è il coordinamento. Esistono interessantissime opportunità per sostenere i giovani nelle scelte future, gli imprenditori nel lavoro quotidiano. Il nostro gruppo giovani deve fare in modo di mettere insieme questo mosaico senza lasciare indietro la fondamentale importanza che per me rivestono i territori e i distretti di specializzazione.
Bisogna accompagnare i più giovani trasmettendo loro la cultura di fare impresa. Siamo una generazione spartiacque tra il vecchio e il nuovo mondo. Conosciamo ciò che c’era e abbiamo sperimentato cosa ci sarà. Ci spetta un ruolo attivo su tutti i tavoli di discussione.
Michele Ghibellini