Per andare oltre le crisi che in questi ultimi anni hanno caratterizzato la nostra epoca dobbiamo cambiare completamente il nostro modello competitivo. Un modello che specialmente negli ultimi tempi ha espresso avidità e ignoranza insieme, una miscela esplosiva che ha portato il pianeta ad una crisi globale. È strano che tutto questo sia avvenuto in un’epoca in cui la nostra economia sarebbe dovuta essere l’economia della conoscenza, ma come ci avvertiva saggiamente qualche anno fa Gregory Bateson nel suo libro Una sacra unità, “siamo tutti molto ignoranti e nell’ignoranza non ci può essere competizione.”
Cosa vuol dire collaborare, ma collaborare veramente? Come dice Richard Sennett ne L’uomo artigiano “il capitalismo occidentale ha in genere predicato che è la competizione individuale, piuttosto che la collaborazione, a motivare più efficacemente la gente a lavorare bene, ma nel campo dell’alta tecnologia si è visto che sono state le aziende che hanno promosso la cooperazione a raggiungere risultati di alta qualità.”
Quello che ci manca ancora è un’educazione alla collaborazione che i nostri recenti modelli economici basati sull’individualismo e l’avidità sfrenata non hanno mai permesso di sviluppare.
Come dice Muhammed Yunus, premio Nobel per la Pace 2006 e fondatore della Grameen Bank, finora l’economia ha esplorato e ha creato i suoi modelli solamente guardando la parte egoistica dell’uomo. È tempo di creare nuovi modelli economici sforzandoci di guardare alla sua parte solidale. Yunus sta riabilitando popolazioni povere attraverso il sistema di microcredito e attraverso la sua nuova sfida di social business, creare imprese che abbiano finalità sociali e non mirino alla massimizzazione del profitto, ma attivino dinamiche economiche nuove, volte alla creazione di prodotti nuovi o servizi per il beneficio dei poveri.
“Con la Microcredit Summit Campaign, un’organizzazione globale in cui gli specialisti di microcredito provenienti da ogni parte del mondo possono scambiarsi le rispettive esperienze per avviare il Build Operate Transfer: creare, gestire, trasferire”.
Cosa sperare per Roma? Creare un nuovo modello di business collaboration potrebbe risollevare le situazioni economico sociali allo stato attuale. Andare alle radici del collaborare umano è dunque oggi ancora più importante, se non abbiamo consapevolezza di questo siamo letteralmente degli analfabeti dal punto di vista organizzativo. Il futuro delle organizzazioni avrà dunque bisogno estremo di questa consapevolezza, ecco perché abbiamo cercato soprattutto nella prima parte di riscoprire con l’aiuto delle scienze umane di approfondire il concetto di collaborazione.
E la Rome Future Week® sarà l’occasione giusta per approfondire in questa direzione.