Adnkronos è media partner della Rome Future Week 2024. Abbiamo intervistato il vicedirettore Fabio Insenga.
La vostra agenzia di stampa è nata nel 1963 dalla fusione di due realtà, quindi chi meglio di voi può farsi portavoce del significato di progresso e innovazione. Cosa sono per voi? E cosa serve al mondo dell’informazione, oggi, per guardare al futuro?
Progresso e innovazione sono le condizioni indispensabili per guardare avanti. In tutti i settori e in particolare nel nostro. La trasformazione digitale ha aperto il mercato delle news. Prima il sistema era chiuso e viveva su canali separati ed esclusivi: le agenzie di stampa, la carta stampata, quotidiana e periodica, le televisioni generaliste. Tre sono stati poi i momenti di rottura. La nascita e la diffusione del web, l’affermarsi dei canali all news e la diffusione dei social network.
A ogni passaggio il mercato si è allargato. Nella maggior parte dei casi, gli operatori tradizionali dell’informazione si sono progressivamente adeguati alla trasformazione; alcuni non sono stati capaci di farlo e hanno cessato l’attività; nuovi soggetti, nativi digitali, si sono aggiunti. Negli ultimi anni un altro trend si è affermato. Anche le aziende, le istituzioni, le singole persone hanno iniziato a produrre e a condividere contenuti.
Sono cresciute enormemente la quantità di informazioni disponibili, quindi l’offerta, e la richiesta di informazioni, quindi la domanda. Il processo non è stato sempre ordinato e l’incontro tra domanda e offerta ha vissuto fasi alterne. Il risultato è un mercato più competitivo, aperto e più liquido, che comporta rischi ma che offre anche opportunità. Per contenere i rischi e per cogliere le opportunità è indispensabile accettare la sfida dell’innovazione.
Che ruolo ha la tecnologia per un’agenzia di stampa come la vostra? E come ha cambiato il settore? Parliamo ad esempio di machine learning, IA generativa, data journalism.
Passano dalla tecnologia tutte le sfide, i rischi, e le opportunità non solo per una singola testata, come l’Adnkronos, ma per l’intero comparto dell’editoria. Trasformazione digitale per chi produce informazione vuol dire un continuo cambiamento dei riferimenti, dei flussi di lavoro e dei parametri con cui si misurano i risultati. E non può esserci altra risposta a uno stimolo esterno che quotidianamente si rinnova di un aggiornamento e una formazione costanti. Servono apertura al cambiamento, disponibilità e curiosità nello sperimentare nuove strade. Partendo proprio da machine learning, IA generativa e data journalism.
La sfida è però coniugare questo slancio verso il nuovo con la tutela della professionalità acquisita nel tempo. L’esperienza deve essere messa al servizio della capacità di leggere il cambiamento, l’autorevolezza deve costituire il presupposto per affrontare qualsiasi innovazione. Più che di un processo naturale è corretto parlare di un processo non negoziabile. Nel senso che non è un processo che nasce spontaneamente nel settore editoriale, che anzi spesso ha evidenziato forme di resistenza fisiologiche a un’innovazione che comporta necessariamente la messa in discussione di rendite acquisite, ma che l’evoluzione del contesto e della società ha imposto con una velocità che ammette poche esitazioni.
Come descrivereste il vostro approccio all’informazione e alla comunicazione? Che giornalismo è quello di Adnkronos?
In estrema sintesi, vuole essere un giornalismo ‘nuovo’, aperto al cambiamento ma fedele alla sua missione originaria: l’autorevolezza. Mi spiego meglio. In un mercato più largo e in un contesto in cui l’informazione è sempre più disintermediata, le agenzie di stampa possono e devono svolgere un ruolo chiave per certificare la provenienza delle notizie, verificarle e diffonderle. Devono affermare e confermare quotidianamente la loro autorevolezza, segno distintivo di un’informazione professionale che può coesistere con il flusso sempre più intenso di informazioni non controllate. Per farlo devono però declinare la professionalità di cui dispongono su tutti i canali disponibili, con format e linguaggi adeguati alle diverse destinazioni dei contenuti. Semplificando il concetto, se la maggior parte della fruizione di notizie avviene su uno smartphone e avviene con un tempo di attenzione ridotto ma spalmato ormai su 24 ore o quasi, è evidente che le scelte editoriali e l’organizzazione del lavoro devono tenerne conto.
Cosa vi ha spinto a sostenere Rome Future Week?
Rome Future Week è un contesto in cui tutto quello che abbiamo rapidamente accennato in queste risposte può prendere forma. È lo spazio in cui è possibile mettere insieme innovazione e professionalità, spinta verso il futuro e tutela di un bagaglio di esperienza che, sfruttando le opportunità offerte dalla trasformazione digitale, va messo al servizio dell’informazione.