Nell’ambito dell’evento “Roma tra 50 anni”, abbiamo avuto il privilegio di intervistare Pietro Cagnazzi, il Coordinatore Accademico IED, che con passione e dedizione ha curato questa straordinaria manifestazione.
La mostra rappresenta il culmine di una settimana di coinvolgenti workshop, organizzati annualmente presso lo IED, in cui gli studenti hanno esplorato con entusiasmo il futuro immaginato per la Città Eterna. Questo evento conferma l’impegno di IED nel raccontare la città di Roma attraverso la visione futuristica dei suoi talentuosi studenti.
Siamo così invitati a riflettere sull’importanza di abbracciare la creatività e il design come motore di trasformazione, che ci guida verso un futuro in cui Roma brilla come simbolo di innovazione e bellezza.
Qual è stata l’ispirazione e la motivazione dietro l’organizzazione della mostra “Roma tra 50 anni”?
La mostra è in realtà il momento conclusivo di una settimana di workshop trasversali che organizziamo ogni anno e coinvolgono i nostri studenti dei corsi triennali. Guidati da artisti e professionisti esterni alla scuola, gli studenti si confrontano con un tema legato alla contemporaneità, con risultati sempre inattesi e stimolanti.
Il 2023 è un anno particolarmente significativo per noi perché ricorre il 50enario della fondazione di IED Roma. Avendo assistito, e in qualche modo contribuito, al cambiamento di Roma negli ultimi 50 anni, abbiamo voluto legare le riflessioni e le ricerche degli studenti all’idea di questo ciclo temporale che si confronti con il passato, il presente e il futuro, in una città che è sempre in equilibrio tra questi.
Qual è il legame tra IED e la città di Roma? Come l’iniziativa e i progetti presentati hanno interagito con l’ambiente urbano e la comunità locale?
IED è sempre stata strettamente legata alla città di Roma. Non solo perché la grande comunità formata da studenti e docenti della scuola si sovrappone a quella dei cittadini, ma anche perché molte delle riflessioni approfondite nei progetti degli studenti nascono dalla lettura della città, dal confronto con Enti e Istituzioni romane, dalle esigenze di aziende che insistono sul nostro territorio, e in generale dalla volontà di migliorare un contesto complesso e prezioso.
La mostra fa parte di un ricco calendario di attività che abbiamo raccolto sotto il claim “IED for: IED al servizio di” proprio per sottolineare la necessità dei creativi e progettisti di offrire risposte a problemi reali. In tal senso questa importante ricorrenza è il modo per disegnare un filo che colleghi i progetti sviluppati in questi anni per la città di Roma e la sua comunità: dalla sostenibilità ambientale e sociale alla mobilità, dalla rigenerazione urbana alla salute, dalla valorizzazione del patrimonio culturale al turismo.
Tutti questi temi sono emersi dalle varie letture dei laboratori, attraverso l’osservazione della città, la lettura dei suoi tanti livelli di complessità, il dialogo con le comunità che ne fanno parte.
Qual è il ruolo del design in questa mostra e come contribuisce alla visione del futuro di Roma?
Lo sguardo è il primo atto progettuale di cui disponiamo: il modo in cui vediamo le cose, le interpretiamo e le inseriamo in un contesto può cambiare completamente le storie che raccontiamo sulla realtà in cui siamo immersi. Cambiare il punto di vista, rinnovandolo, spostandolo, capovolgendolo, è un’azione che può avviare un cambiamento a volte anche più forte di quello generato da processi progettuali ben più complessi, come tutta la storia dell’arte ci insegna.
La figura del designer, e le professioni creative in generale, cambiano costantemente nel tempo, evolvendosi in base agli input che provengono dal contesto e immaginando mondi sempre nuovi. Ma tutto parte da uno sguardo, dalla lettura della realtà e poi dalla costruzione di relazioni tra le discipline, i linguaggi, le persone.
I progetti esposti vogliono aiutare i visitatori a guardare Roma con occhi diversi, a tracciare loro stessi infiniti percorsi, e a immaginare questa Roma grande e contraddittoria che è sempre alla ricerca di un futuro che vada oltre l’eredità del proprio passato e le difficoltà del presente.
Qual è stata la reazione del pubblico di fronte ai progetti esposti nella mostra?
Il primo riscontro è stato di grande curiosità: la complessità del tema e la difficoltà di immaginare Roma tra 50 anni senza cadere in cliché ha spinto il pubblico a visitare la mostra cercando delle risposte. A questo è seguito un coinvolgimento diretto, la comprensione che il futuro di Roma dipende da tutti noi, e che la visione che riusciamo a intravedere oggi è una delle infinite strade che possiamo percorrere.
La nostra speranza è che alla fine della mostra ogni visitatore abbia maturato la consapevolezza che – anche grazie alla sua storia – Roma continuerà a evolversi grazie alla partecipazione attiva di chi questa meravigliosa città la vive, siano essi cittadini consolidati, Romani dell’ultima ora o turisti.
Quali temi o aspetti del futuro di Roma gli artisti e i curatori hanno cercato di esplorare attraverso le loro opere?
Sono molti, ognuno con uno sguardo specifico sugli aspetti ritenuti più cruciali.
Ci sono però dei temi ricorrenti: in primis il rapporto tra spazio costruito e verde urbano. Roma oltre a vantarsi di un patrimonio architettonico unico al mondo è anche la città più verde d’Europa e l’intersezione tra città e natura probabilmente continuerà a evolversi.
Gli altri temi esplosi dalla mostra sono stati il senso di comunità, e inevitabilmente di micro-comunità, di cui Roma è composta, il turismo, e il modo in cui sta cambiando la vita in città.
E poi ci sono riflessioni che mettono insieme i vari temi, per definire quali sono le urgenze più centrali: attraverso una performance di danzatori i visitatori stessi sono stati chiamati a costruire un equilibrio -precario e poetico – tra l’uomo e i grandi temi della contemporaneità: salute, lavoro, sicurezza, ambiente, società, diritti, questioni che crediamo debbano dialogare tra loro per generare il nostro futuro.
Quali sono le principali sfide che i giovani creativi hanno affrontato nei loro progetti per la Roma del futuro?
Il mezzo scelto per raccontare il futuro è già sfidante per sua natura: la fotografia. Raccontare una visione di futuro attraverso un media nato per raccontare il presente è stato certamente difficile. Ma l’utilizzo della fotografia come strumento artistico ha permesso di intravedere nel presente stralci di futuro, in racconti non banali ma profondi, complessi e nonostante tutto visionari.
Ma la sfida maggiore credo sia stata immaginare il futuro di una città in cui il passato non solo è presente, ma è stratificato e strettamente legato alla sua forma attuale, sia urbanistica che culturale.
In che modo la tecnologia è stata integrata nei progetti presentati? Come è stata utilizzata per migliorare la sostenibilità, l’inclusività e l’innovazione nella visione futura della città?
Esattamente come avviene nei nostri corsi, anche in questo caso la tecnologia è stata uno degli strumenti utilizzati per raccontare un’idea. Insieme alle interviste ai cittadini, le sessioni di scatti fotografici in vari luoghi della città, gli elaborati fatti a mano dagli studenti, la tecnologia – solo dopo aver elaborato l’intenzione e le riflessioni da condividere – ha permesso di rendere i progetti più immediati, chiari e diretti.
La composizione eterogenea dei gruppi di lavoro, che nello stesso team ha visto incontrarsi studenti che afferivano a corsi diversi, dalla moda alle arti visive, alla comunicazione e al design, ha naturalmente accolto tutte le competenze insegnate in IED nei rispettivi ambiti, che spaziano dall’artigianato all’innovazione tecnologica a 360°. Per fare un progetto oggi è fondamentale, oltre a avere basi culturali solide, conoscere le tecniche tradizionali e al contempo guardare con curiosità alle costanti innovazioni, penso all’Intelligenza Artificiale o alla stampa 3D, strumenti sempre più precisi e performanti. Come nel futuro questi strumenti saranno sempre più sinergici tra loro, così anche i temi di sostenibilità, inclusività e innovazione dovranno essere affrontati come parti di un sistema più complesso e vivo. Forse è questa la previsione di futuro più chiara che emerge da tutti i lavori: la complessità di cui facciamo parte diventerà sempre più l’elemento che ci permetterà di evolverci e di affrontare le sfide che ci aspettano!
Un altro evento imperdibile da segnare in agenda è “La Città Insegna“, un ciclo di lezioni all’aperto organizzato da IED che raggiunge la sua quarta edizione.
Questa preziosa iniziativa, nata come risposta all’emergenza sanitaria, offre al pubblico un’opportunità unica di esplorare i suggestivi quartieri di Prati, Garbatella e Trastevere attraverso itinerari insoliti e prospettive uniche. Con la guida di esperti delle arti visive, del design e dell’architettura, tra cui l’illustratore Fabio Magnasciutti, la storica della fotografia Alessia Tagliaventi e gli architetti e designer Marco Pietrosanto, Francesca Capitani e Marco Lanzetta, i partecipanti avranno l’occasione di scoprire la bellezza e l’innovazione che permeano la città di Roma.
“La Città Insegna” si aggiunge così alle numerose iniziative da non lasciarsi sfuggire per coloro che desiderano un’esperienza immersiva e stimolante nella Capitale d’Italia.